Come Carlo Calenda sta ridisegnando gli equilibri politici in Italia, tra critiche alla sinistra, dialoghi con Meloni.
La scena politica italiana è in continua evoluzione, sospesa tra polarizzazioni sempre più marcate e una crescente insoddisfazione popolare. In questo contesto, la figura di Carlo Calenda emerge come quella di un politico refrattario alle logiche tradizionali di alleanza, capace di muoversi con indipendenza tra i due poli principali. Il suo approccio, dichiaratamente terzista, lo ha portato a compiere scelte spesso controcorrente, attirando al contempo consensi e critiche.

Un equilibrio impossibile? Calenda e l’identità centrista
Fondatore di Azione, Calenda ha sempre puntato a costruire un’alternativa credibile sia al centrodestra che al centrosinistra. Un percorso non facile, caratterizzato da frequenti rotture con gli alleati e dalla ferma convinzione che la politica non possa essere ridotta a un gioco di etichette ideologiche. I suoi rapporti con il Partito Democratico sono stati altalenanti: dopo un ingresso convinto nel 2018, è arrivata la rottura con la segreteria Zingaretti e il netto rifiuto a qualsiasi collaborazione con i 5 Stelle.
Riconoscimenti scomodi e alleanze “impossibili”
Le recenti dichiarazioni di apprezzamento per Giorgia Meloni, soprattutto in materia di politica estera, hanno riacceso il dibattito sulle reali intenzioni del leader di Azione. Calenda ha infatti lodato la fermezza della premier nel contesto internazionale, in particolare per l’approccio adottato con Donald Trump e la difesa della linea europea sull’Ucraina. Un riconoscimento che ha fatto discutere, soprattutto considerando l’invito rivolto a Meloni e a membri del governo al congresso di Azione, a fronte dell’assenza di rappresentanti delle opposizioni.
Nonostante ciò, Calenda respinge con forza l’idea di un’alleanza organica con la destra: il suo obiettivo dichiarato resta quello di costruire un Terzo Polo stabile, in grado di attrarre pezzi di Forza Italia, +Europa e una parte del Pd, ma escludendo personalità come Matteo Renzi. L’alleanza con Meloni, precisa, non è in agenda: il rispetto istituzionale e il confronto non devono essere confusi con una strategia di avvicinamento politico.
La vera notizia? L’ambizione di Calenda è chiara: destrutturare i blocchi esistenti per rilanciare una proposta politica centrista, convinto che solo una nuova legge elettorale possa dare spazio a un’alternativa reale. E in questo disegno, Meloni è un interlocutore, ma non un alleato.